L’Italia è stata il primo Paese europeo a normare l’equity crowdfunding disciplinato dal d.l. 18 ottobre 2012, n. 179. Con il Regolamento Consob n. 18592 del 26 giugno 2013 si cercò poi di provvedere a declinare alcuni principi di rilievo per inquadrare correttamente l’argomento, e trovare un equilibrio tra la necessità di stimolare un settore del quale si intravedevano le ottime opportunità e, dall’altra parte, garantire agli investitori le migliori tutele. Da allora, è stata sempre Consob a garantire che il regolamento in materia di “Raccolta di capitali di rischio da parte di startup innovative tramite portali online” fosse rispettato. Lo scorso 10 novembre 2021 è entrato in vigore il regolamento 1503 del 2020, che detta le nuove regole per i fornitori europei di servizi di crowdfunding (Ecsp), ovvero le piattaforme di crowdfunding (equity e lending) e qualcosa ha iniziato a scricchiolare. Questi mesi rappresentano un periodo transitorio che permette ancora di operare a livello nazionale per dare ai vari Paesi il tempo necessario per adeguarsi alle nuove regole. Ma a novembre 2022, questo periodo transitorio scade…
Serve urgentemente nominare l’Authority
Dal momento che stiamo parlando di un regolamento europeo, perché sia effettivo, non è vincolante l’adeguamento di un singolo Paese. Ma ognuno, Italia compresa, ha però un compito: designare un’autorità nazionale che possa concedere le autorizzazioni europee alle piattaforme italiane, sia vecchie che nuove. Ed è questo il punto in cui ci siamo arenati. La nostra burocrazia non ha ancora deciso chi sarà l’Authority designata a vigilare sul crowdfunding. A nulla valgono gli appelli che i vari portali e associazioni di categoria stanno portando avanti. Il risultato non cambia: siamo bloccati.
C’è una resistenza politica a sostenere il crowdfunding ed il finanziamento dal basso alle imprese, che al momento non viene ritenuto prioritario dal Governo, anzi a quanto pare viene boicottotato
Questo ritardo è molto rischioso per tutto il settore, ma lo è in particolar modo per le piattaforme che non si troveranno preparate in tempo per adeguarsi correttamente al Regolamento Europeo. A novembre 2021, quando il regolamento europeo è ufficialmente partito, era stato dato un anno di tempo alle piattaforme per adeguarsi. A luglio 2022 le piattaforme italiane non sanno ancora a chi inviare la domanda di adesione.
Il Regolamento Ue prevede che tutte le piattaforme debbano essere autorizzate a operare in Europa entro il 10 novembre, sulla base delle nuove regole comuni, ciascuna dall’Autorità competente del proprio Paese. Purtroppo in Italia non è ancora stato deciso se l’Authority designata sarà ancora Consob o Banca d’Italia.
Il parere dell’esperto
L’avvocato Alessandro Lerro, fra i massimi esperti italiani del settore, presidente del Comitato Scientifico di Assofintech e partner di Avvocati.net ci ha raccontato che le istituzioni finanziarie (Consob e Banca d’Italia) hanno trovato da tempo una soluzione congrua e l’hanno sottoposta al Governo; tuttavia, la norma viene continuamente rinviata ed eliminata dagli atti normativi in discussione.
A quanto pare, dunque, c’è una resistenza politica a sostenere il crowdfunding ed il finanziamento dal basso alle imprese, che al momento non viene ritenuto prioritario dal Governo, anzi a quanto pare viene boicottotato con l’evidente conseguenza che ci saranno sanzioni da parte dell’Unione Europea, dissesti sul mercato e possibili danni per i piccoli risparmiatori. C’è da chiedersi quali siano gli interessi contrapposti allo sviluppo delle imprese, alla creazione di posti di lavoro e all’opportunità di rendimenti finanziari disintermediati per i piccoli investitori.
La diretta con l’avvocato Lerro
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